Si testimonia dell’importanza di una buona illuminazione fin dai tempi della creazione.

Da allora in poi, pur non riuscendo ad emulare la perfezione del primo Atto, un po’ di strada s’è fatta.

In fiera una buona illuminazione dello stand definisce naturalmente la visibilità o meno.

“Buona illuminazione” non significa per forza un’illuminazione potente, anche se questa per stand oltre i 16-20mq è statisticamente sempre più richiesta. Per questi stand infatti la cosiddetta "luminosità generale” è oramai richiesta il più potente possibile con lampade non al di sotto dei 16.000 lumen.

Si è passati dalle lampadine che si avvitavano (attacco piccolo ed attacco grande) ad una miriade di luci, in cui si rischia davvero di smarrirsi.

Con il recente predomino delle luci a led i lumen sono divenuti il criterio di potenza della luminosità e si è ottenuto un gran risparmio da un punto di vista di consumo di watt, magari non riducendo la spesa in termini assoluti, ma impegnando quasi la stessa quantità di denaro per una luce molto più potente. 

Ma potenza non è tutto. Possiamo infatti scegliere la cosiddetta “temperatura di colore”: ecco allora il doversi districare tra i kelvin (sulle confezioni i “k”) con un range di massima che va dai 3000k per una luce calda ai 6000k per una luce fredda; in fiera generalmente si usano i 4000k, luce naturale, ma non è raro vedere l’utilizzo dei 6000. La luce calda è più indicata per un ambiente raccolto, piccolo oppure per le teche in cui si espongono i prodotti, ma deve in questo caso piacere una difformità di temperatura di luce tra la nicchia espositiva e l’ambiente-stand a meno di non optare, ciò che statisticamente rileviamo pochissimo, per una temperatura di luce calda per tutto lo stand.

La luce tuttavia non definisce solamente l’importanza dell’area e di quanto in essa esposto, ma può definire anche l’importanza del brand (o logo) aziendale tramite backlight su telo o insegne 3D illuminate. La luminosità in questo caso dà la garanzia della visibilità del proprio brand, evitando grafiche che rischiano di essere illuminate “a macchie” di luce proiettando su di esse un faro; quest’ultimo tipo di illuminazione, la cosiddetta “illuminazione d’accento”, che concentra la luminosità in un punto, risulta invece molto più adeguata nel momento in cui si deve porre in risalto un prodotto specifico di dimensioni piccole o medio piccole, solitamente esposto su un mobile espositivo.

Sempre più utilizzate al fine di creare una luminosità diffusa e delicata sono le strisce-led, le quali consentono di definire con vere e proprie linee di luce le teche, le nicchie o le mensole su cui esporre i propri prodotti.

Se il divino ha creato la luce che ha consentito tutto, il mortale dapprima fantasticando su di essa l’ha poi esaltata e diretta nell’umano allestire.